"Il girasole che non voleva radici" parla di insufficienza: le sue noti dolenti sul tema dell'invidia - alla quale abbiamo dedicato un articolo di approfondimento! - sanno di imitazione e di dipendenza, di non bastare a se stessi.
Il girasole che non voleva radici
Il riflesso dei miei petali nello stagno mi guardò con occhi torvi.
“Ma che ne sai, stagno, di quanto vorrei diventare sole?”
Se solo non fosse per le mie radici che mi ancorano al terreno,
io di certo lo sarei.
Se solo non fosse per questi maledetti fili secchi
che mi condannano a vivere qui, fermo come un sasso,
io sono certo che ora sarei una palla di fuoco nel cielo.
Invece adesso sono solo un fiore che soffoca,
affondato nel terreno
dalle sue stesse radici.
Che sia maledetta! Maledetta questa vita
che le radici noncuranti mi profilano
a scapito della vita che poi mi tolgono, la vita che davvero vorrei.
E così, se il cielo piove, lo seguo col pianto
e mi cibo delle mie stesse lacrime
quando cadono sul terreno e iniziano a correre,
correre intrepide tra le fessure del sottosuolo,
per nutrire quelle radici
sempre
fastidiosamente
pronte
a sorreggermi.
Col dolore che sfogo in gocce regalo vita
alla stessa vita di cui vorrei esser privo.
Di notte appassisco e di giorno fiorisco, alzando i colori verso il sole,
la mia corolla gialla verso il sole che brilla,
un sole spavaldo, lontano e inconsapevole della mia invidia per lui.
Lo invidio, sì. Invidio il sole perché siamo così simili:
lui si specchia in me, mi dona il giallo e la luce che emano,
in cambio io non posso fare a meno di guardarlo per ore.
Potrei azzardarmi a dire che sono la sua trasposizione sulla terra, ma la realtà è molto più cruda di così.
La realtà è che io lo invidio, lo invidio perché a lui manca
uno stagno fangoso attorno a sé,
uno stagno che ospiti il suo riflesso,
sempre pronto a ricordargli
quanto artefatti siano i suoi petali.
Mentre io ce l’ho, ed è così che, da quello stagno di terra,
non sento provenire altro
che la voce
del mio senso di inadeguatezza.
“Ma non sai, stagno, neppure di quanto vorrei morire!”
Vorrei morire perché brillo di giallo
solo se il sole mi bagna
e guizzo di vita nel giorno
solo se il sole mi scalda
e le radici
mi tengono a galla.
–
Composizione di Ludovica Ingangi