Ispirata dal tema dell'ira - abbiamo scritto anche un articolo apposito su questo vizio! -, la poesia "Il martello spezzato" esplora la dimensione di distruzione e autodistruzione che questo fuoco interiore comporta. Buona lettura!
Il martello spezzato
Questa è la storia di quando
con la forza non mi curavo
di tenere le mie due parti unite
e le trovai così destinate
a due scisse non vite.
Mi presento: sono il martello,
carnefice del chiodo senza sorte,
che ad ogni colpo si nascondeva
solo per sfuggire alla rude morte.
Affossare un chiodo in un muro pesante
era il mio lecito obiettivo
e ad ogni battito lo affondavo
per sentirmi un po’ più vivo.
Così passai diversi anni
a rimbombare su un chiodo.
E infine fui io a scomparire,
senza mai trovare il modo
di ricucire quella crepa sul muro.
La spietatezza dei miei botti
fu la furia che mi uccise
e con colpi ininterrotti
testa e bastone poi divise.
Ed è così che l’ultimo mio suono
fu un singhiozzo di metallo,
di una testa che piomba come un tuono
e rompe il suolo di cristallo.
E poi di un bastone solitario il pianto.
Un bastone
che di tanto scuotere era stanco.
Osserva ora lontano
i miei brandelli un chiodo,
con uno sguardo che stringe
il cerchio del nodo,
del nodo che serra
la mia silenziosa gola
la stessa che prima ruggiva
per affossare ogni parola.
–
Composizione di Ludovica Ingangi